Laputa – Castello nel cielo è il terzo lungometraggio d’animazione diretto da Hayao Miyazaki e il primo del leggendario Studio Ghibli.
Hayao Miyazaky, figlio di un importante ingegnere aeronautico (particolare non irrilevante), ha realizzato numerosi capolavori dell’animazione nipponica, oltre che memorabili episodi di Lupen III e Conan il ragazzo del futuro.
La storia di Laputa – Castello nel cielo – parte da un rocambolesco attacco di pirati all’aeronave di cui è passeggera la giovane Sheeta. Grazie ad un cristallo magico, Sheeta fluttuerà al suolo senza morire, adagiandosi sulle braccia di Pazu, giovane meccanico in una miniera. I due ragazzi intraprenderanno poi un viaggio rocambolesco alla ricerca di Laputa, una misteriosa fortezza volante.
Laputa è l’isola volante che compare ne “I viaggi di Gulliver” ; i riferimenti ai classici della letteratura occidentale nell’opera di Miyazaky sono comunque numerosi (da Tolkien a Stevenson).
Per essere del 1986, la qualità dell’animazione e del setting è ottima. Il dinamismo di alcune scene, tipo la fuga tra ponti pericolanti ad altezze vertiginose o le battaglie dei pirati dell’aria e le truppe corazzate dell’esercito sono un cult del patrimonio cinematografico mondiale; i panorami, gli effetti meteorologici e le luci, la fantasia nella ricostruzione degli ambienti futuristici sono pura poesia visiva.
Vi sono tutti i principali topoi della narrazione di Miyazaki: la forza della natura che riesce a sopraffare anche la più elaborata e distruttiva tecnologia umana, il ripudio del militarismo e dell’avidità del genere umano, l’importanza di tutte le forme di vita, anche le più minute, la predilezione per l’innocenza della fanciullezza. E il tutto senza né risultare retorico o intellettuale, né buonista o zuccheroso, ma in una chiave di semplice e delicata poesia.
Di negativo, trovo che il character design sia una delle principali pecche di Miyazaki: i personaggi sono molto simili tra le diverse sue opere, sia esteticamente che caratterialmente, tanto da risultare quasi indistinguibili e, alla lunga, poco originali. Inoltre il film, sebbene possa essere visto a tutte le età, rispetto ad altri suoi lavori è soprattutto destinato alle famiglie. Questo, a ben vedere, non è un difetto ma una caratteristica dell’opera.
Ciò non toglie che il Laputa mi ha fatto sognare. E non mi sembra poco.
Marco Müller, durante l’assegnazione del Leone d’Oro a Miyazaki ha detto:
“La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi.”
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