Dark è la serie più intricata e “oscura” che mi sia capitata di vedere negli ultimi anni e una vera prova di coraggio finirla.
CUCINARE CON GLI INGREDIENTI SBAGLIATI
I produttori presentarono la serie Netflix come il naturale erede di Lost e Twin Peaks, e questo è, senza ombra di dubbio, assolutamente, precisamente veritiero! Questo, però, non vuol dire necessariamente un bene.
Ricetta per cucinare “rubando” dai due precedenti illustri, unirli e usare le loro parti più irritanti:
- prendere un pizzico (2 tonnellate) di continuo, reiterato e, soprattutto, mai spiegato mistero e aggiungerlo durante tutto il processo di cottura,
- mescolare con un’infinita serie di personaggi, non solo principali, e presentarli anche in epoche diverse per rendere il tutto quanto meno decifrabile possibile,
- spargere qua e là un pò di sana teen drama, anche tra i personaggi adulti, perché, in fondo, non si cresce mai davvero del tutto.
Tutta questa incasinata ricetta gourmet la si gusta soprattutto nella prima stagione: una sorta di soap opera in salsa teutonica con riferimenti non voluti a Futurama, alla faciloneria finale di GoT e alla “semplicità lineare” del miglior Nolan. Questo, però, è un mood che avvolge, in parte, anche la seconda stagione.
LA SECONDA STAGIONE
Dark, come sappiamo, si concluderà con la terza stagione e ciò evidenzia come il tutto sia stato concepito come una sorta di unico film diviso in tre atti: un primo lentissimo, intricato e mal spiegato prologo; una seconda parte dove l’azione procede in una qualche direzione; e una terza conclusiva parte con un epilogo (si spera!) esplicativo.
Il primo, grande, problema sono i tantissimi personaggi presenti: più che uno stimolo, diventano motivo di confusione e di noia.
Pur comprendendo l’esigenza di evidenziare come anche il più piccolo essere vivente, nell’economia narrativa di un’esistenza intera, ha una sua fondamentale parte nel tutto, qui si esagera un pò – Il signore degli anelli ci racconta questa cosa usando quattro [4!] “mezzuomini”.
In questo senso sembra di vedere un lunghissimo film mal riuscito di Christopher Nolan, dove, per rendere la trama intrigante, la si complica fino a livelli impensabili e quasi parodistici.
I VIAGGI NEL TEMPO
La sensazione che si ha poi, vedendo una seconda stagione decisamente più godibile della prima, è che gli sceneggiatori abbiano avuto l’ansia di rendere il tutto il più credibile e verosimile, cosa che, se generalmente è una nota di merito, in questo caso, va a discapito di un ritmo che a tratti è assente o quantomeno ripetitivo.
Senza voler entrare nel merito della scientificità dei viaggi nel tempo, guardando la seconda stagione nasce spontanea una domanda.
Considerando che il presupposto della serie, che tutti i personaggi tengono a ripetere fino alla noia, è “ciò che avviene nel passato non si può cambiare perché già è accaduto”, appare assurda la motivazione narrativa che spinge quegli stessi personaggi a cercare di modificare il passato e che li vede ogni singola volta beffardamente vinti: allora perché, PERCHE’, lo fate??
E non è voler cercare il pelo nell’uovo, ma ad un certo punto, capito il meccanismo, diventa tutto solo un pretesto per allungare e complicare il brodo narrativo, e diventa stucchevole e irritante.
UNA TEEN DRAMA SCRITTA DA ADULTI
Unica nota di merito: pur avendo elementi accostabili al teen drama, (vedi sopra), riesce a non banalizzare troppo le relazioni umane e, ingenuamente, a ridicolizzarle.
Differentemente da quanto abbiamo potuto vedere, per esempio, in altre recenti serie Netflix come Chambers o The Society. In questi casi le sceneggiature erano, sì, scritte per adolescenti, ma sembravano anche essere scritte da adolescenti per quanto a tratti narrativamente ridicole e pretestuose.
QUANDO LA SERIALITA’ INTERCETTA LA SENSIBILITA’ SOCIALE
Ultima nota a margine e forse non troppo margine.
Infine, è interessante notare come attraverso Dark, Chernobyl, lo stesso Stranger Things possa essere rintracciato un certo parallelismo con le narrazioni simboliche degli anni ’60-’70.
All’epoca, a causa della guerra fredda, fu molto presente una paura condivisa da tutta la nostra società, paura che venne intercettata dai media con la creazione di molti supereroi Marvel o la creazione di distopie post-atomiche.
Allo stesso modo le serie di cui sopra sembra stiano nuovamente intercettando il riaffiorare di una incertezza contemporanea e una paura che si avverte sempre più intensamente nel profondo della società odierna.
Voto: 6,5/10
(perché nel complesso è fatta bene, e fornisce interessanti spunti di riflessione sul tempo… Ovviamente!)
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