Tra le letture estive proposte dalla Panini è giunta sugli scaffali Postal, serie scritta da Bryan Hill e Matt Hawkins, disegnata da Isaac Goodhart. Originariamente edita dalla Top Cow, il primo volume intitolato Paradiso di Sangue racchiude i primi otto episodi della serie.
Il protagonista è un ragazzo di nome Mark che svolge la mansione di postino nella apparentemente tranquilla e civile cittadina Eden. A rendere Mark speciale, oltre ad avere un sindaco corrotto e con mani immerse più nel fango che altro come madre, è la sua malattia. Egli è infatti affetto dalla sindrome di Asperger che, agli occhi degli altri, lo rende una persona piacevolmente evitabile. Unica amica verso cui nutre fiducia ed attrazione è Maggie, la cameriera del suo locale preferito. Aggiungiamo altro mistero alla trama dicendo che Eden non è altri che un vero e proprio rifugio per qualunque criminale stia scappando dal suo passato in cerca di redenzione. Una vera e propria cittadina fantasma. Niente telefoni satellitari, nessun contatto col mondo esterno, si autofinanzia. Eden dagli anni ’70 se la cava benissimo così, o almeno fino ad ora. In città sta per tornare l’Uomo Nero, vuole vendetta e si riprenderà ciò che gli è stato tolto.
La storia funziona? Nì. L’idea è molto valida ed anche curiosa. Avere una città volutamente dimenticata da Dio, riempirla di criminali e chiamarla Eden per me è già un motivo sufficiente quantomeno a stuzzicarmi. La vicenda è ben pensata e per lo più fluida. Vi sono dei punti in cui si assiste ad un netto rallentamento della trama. La sensazione è quella che si stia ancora ricercando la giusta velocità che spero verrà resa più uniforme nel prossimo volume. I dialoghi sono d’impatto, forse alcuni più lunghi del necessario ma tutto sommato la struttura regge.
Punto debole? I disegni. Partendo dal presupposto che Isaac Goodhart è ancora un disegnatore giovane e che probabilmente starà ancora mettendo appunto il suo stile e quindi è criticabile in maniera anche un po’ limitata, purtroppo la storia deficita di espressività rendendo il tratto piatto e anche un po’ spersonalizzato. Confido comunque che più avanti si mostrerà più sicuro e deciso sulla tipologia di impronta che vuole lasciare.
POSTAL è comunque un esperimento interessante che può facilmente dividere l’opinione pubblica. Non nego che a freddo mi possa aver lasciato un po’ indifferente ma, pensandoci su e ricapitolando le idee, tutto sommato è una serie che inizia bene. Nel dubbio attendo volentieri il secondo volume per avere un’idea più completa sia sulla storia che sui singoli autori.
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