Torna Trees edito da saldaPress.
Tutto sembra muoversi con estrema lentezza. Ancora gli Alberi alieni non hanno dato segni vitali tranne per i papaveri neri che portano ad un evento catastrofico generato dagli Alberi come si legge nel volume 1B.
Riprendiamo poco più avanti, concentrandosi sulla dottoressa Creasy, l’ultima arrivata della missione della stazione di Blindhail in un’isola della Norvegia.
La sua storia si alterna a quella di Vincent, il sindaco entrante di New York, e dei suoi “impicci” di governo.
Prendono il sopravvento queste due linee narrative, mentre le altre vengono riprese in poche tavole come semplice prologo della nuova situazione.
Ellis lavora su due storie molto politiche, più fermamente legate al governo, con due personaggi completamente differenti. Forse Ellis si concentra un po’ troppo sul fornirci una visione sociale della situazione, che seppur molto affascinante rende dei personaggi con poco spessore. Perlomeno Vincent appare nel suo egoismo e voglia di potere senza mostrarci altro, meno la dottoressa Creasy, che si ritrova in strane situazioni, a cambiare pensiero in un modo che non avrebbe immaginato. Sicuramente il personaggio più interessante finora, che muove anche la verità sugli Alberi.
Ma è la visione d’insieme di Trees, immensa e intrigante, a stupire. Ellis conosce come la massa reagisce alle grandi cose e sopratutto come agisce la cosa sul singolo. La cosa più difficile è riuscire a coordinarsi su più zone, rendendole però piccoli universi conoscibili e gestibili, ma tutti diversi e funzionali.
In una situazione di emergenza è importante sapere cosa non far trapelare e cosa si, qui le situazioni raggiungono il limite, fino a dover imbracciare le armi. E tutto questo accade senza che gli Alberi possano aver ancora fatto realmente qualcosa.
Ellis sta confezionando uno studio sociale interculturale, la lentezza di questa storia è ripagata da questo enorme pregio.
La palette cromatica utilizzata da Jason Howard è coerente e allo tesso tempo diversificata per ogni ambiente, che rendono ben riconoscibili questi numerosi cambi.
Appare anche evidente il mondo creato da Ellis, ora che tutti, o quasi, hanno visto Arrival, l’influenza che Storia della tua vita, il racconto da cui è tratto, ha avuto sullo sceneggiatore è notevole.
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